Mya Stravaganda - Le avventure di

Dal compito di italiano al forum!

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    Argomento: Originali
    Nota: Vi sono dei riferimenti a persone reali...

    Entrata in scena:

    "Da oggi avrete una nuova compagna..." iniziò la professoressa. Tra i miei compagni si espanse un vivace chiacchierio, non inusuale in classe mia.
    "Prego puoi entrare..." proseguì l'insegnante.
    La porta rimase serratamente chiusa.
    "Entra!" ripetè l'insegnante.
    Un lieve risoliò si cominciò a diffondere e la prof divenne paonazza. Mentre la prof andava ad aprire la porta biascicava parole sulla puntualità e il rispetto che si doveva portare ai docenti.
    Dietro la porta... non c'era nessuno.
    "Dove diavolo...?"
    La risata aumentò e divenne più fragorosa. La prof ormai sembrava più simile a un pomodoro maturo maturo che a un docente.
    "Sara!" disse guardando la professoressa di sostegno. "Vado a vedere in bagno!"
    La prof non potè fare un passo fuori dalla porta che venne travolta da un tornado. O meglio, dalla nuova alunna.
    "Freddy! Non puoi scappare così!"
    La prof stava per dirgliene quattro, ma si bloccò alla vista di chi fosse questo "Freddy". O meglio, di cosa fosse. "AAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH!" urlò la prof.
    "Aiutoooooooooooooooooooooooooo!" urlò, salendo sul banco, la prof Sara.
    "Odddddddddddddddddddddddiiiiiiiiiiiiooooooooooooo" urlarono altri miei compagni, seguendo il suo esempio.
    "Che cosa succede?" esclamò la ragazza. "O cielo! E dire che ieri mi sono anche lavata!!!"
    "Q-quello è... è..." balbettò la prof.
    "Ah, vi riferite a Freddy? No, no, a lui non posso fare il bagno... odia l'acqua! Ma non è sporco, comunque!"
    La prof diede una veloce occhiata al corridoio e si sentì svenire.
    La bidella l'avrebbe sbranata: il pavimento era sporco e puzzava più di tutte le discariche europee messe insieme.
    Poi ritornò a guardare la ragazzina e Freddy, che si stava dimenando tra le sue mani.
    La prof provò a farsi forza e tirò un lungo sospiro. "E' vietato portare animali a scuola!" disse tentennando.
    "Ma Freddy non è un semplice "animale"! Lui è speciale!"
    "Speciale?!" chiese l'insegnante, tra lo stupito e il preoccupato.
    "Sì, speciale"
    "E perchè è speciale?"
    "Perchè non fa rumore come i vostri cani o gatti! Perciò non recherà alcun disturbo!" affermò la ragazza.
    La prof divenne rosso vermiglione e urlò "NON FA RUMORE!? DICO SI è MAI VISTO UN TALE ANIMALE CHE FACCIA RUMORE?! NO, DICO, TI è ANDATO DI VOLTA IL CERVELLO??? QUELLO è UN SERPENTE!!!!!!!!!!!!!!!!!".
    "E allora?" chiese confusa la ragazza.
    "E ALLORA?! TI SEMBRA QUESTO IL MODO DI RIVOLGERTI??? E POI TI RENDI CONTO CHE I SERPENTI SONO TUTT'ALTRO CHE INNOCUI!? E, DICO, DA DOVE SBUCHI? CHE DIAVOLO STAVI FACENDO???" urlò la prof imbestialita.
    "Freddy non farebbe male a una mosca... e comunque io prima ero in bagno perchè Freddy era fuggito..." si schiarì la voce." Mi chiamo Mya Stravaganda, ho 12 anni e da oggi in poi dovrei frequentare questa scuola... sentite, voi, mi sapete dire dove si trova la seconda B???".


    Analisi dell'individua:

    La prof era allo stremo quando potè sedersi comoda sulla sedia.
    "Quindi... tu sei la nuova alunna, Mya Stravaganda. Hai dodici anni e quel... serpente..." iniziò a parlare. "Benvenuta in seconda B... spero che domani non porterai quel... Feddy..."
    "Freddy, signora. Ho capito che non dovevo portarlo a scuola nel momento in cui mi è sfuggito dalla cartella... aveva paura e non voglio che si spaventi di nuovo. Sapete che lui non sopporta gli spazi troppo chiusi? E anche in quest'aula c'è un odore di chiuso... dio mio, come fate a soppravviverci??? "
    Subito Francesco saltò su con un "Prof possiamo aprire la finestra?".
    La prof gli rispose seccata "Fuori ci sono meno due gradi, Francesco! Se tu hai caldo meglio per te ma noi non vogliamo congelare!"
    "Veramente" iniziò Mya. "Io ho letto sul termometro della farmacia che c'erano dieci gradi...".
    La prof divenne paonazza e cominciò ad arrabbiarsi. "Beh, si da il caso che io abbia freddo..." poi fece un gesto con la mano come per scacciare via la rabbia.
    "Allora... possiamo dare il via all'interrogatorio" esclamò.
    Domanda 1: Sara Mazzanti: "Ma perché indossi quei vestiti ridicoli?"
    Infatti indossava un abito a maniche corte verde, con sopra una maglietta color crema. Ai piedi portava delle scarpe verdi con tanto di alette color crema.
    Risposta 1: "Non è ridicolo! E' il mio vestito preferito!"
    Domanda 2: Ana: "Da dove vieni?"
    Risposta 2: "Dal bagno dei maschi. Freddy si era rifugiato lì."
    I ragazzi vollero sprofondare...
    Domanda 2 (bis): Ana: "Ehm, non intendevo questo... Dove eri prima di venire a scuola qui?"
    Risposta 2 (bis): "Dove ero? In casa e avrei di gran lunga preferito restarci..."
    Domanda 2 (tris): Ana: "Non intendevo nemmeno questo... volevo dire che... lasciamo perdere, mo' che è meglio..."
    Risposta 2 (tris): "Come preferisci..."
    Domanda 3: Debora: "Come hai fatto a fare quella pettinatura?"
    Mya portava infatti una strana pettinatura: i suoi capelli biondo paglia erano arrotolati in due "sfere".
    Risposta 3: " Mia sorella Lya è molto brava a fare gli ondago! "
    Domanda 4: Francesco: "Anche tu hai caldo, vero?"
    Risposta 4: "Sì! Uff... mi sento una (vede lo sguardo incavolato della prof)... un ghiacciolo! Qui si gela!"
    Domanda 5: Gabriel: "In quanti siete in famiglia?"
    Risposta 5: "In sette: io, mio padre, mia madre, mia sorella Lya, Freddy, Teddy e Toddy."
    La prof rabbrividì (e noi con lei) chiedendosi che tipo di animali fossero Teddy e Toddy...
    E tra una domanda e l'altra l'ora passò e il tribunale fu sciolto.


    Durante la lezione...

    La prof se ne era andata volentieri dall'aula e la professoressa della seconda ora era appena entrata.
    "Allora ragazzi ho saputo che avete una nuova compagna..." iniziò. "Su, su,alzati in piedi...".
    Mya si alzò.
    "Allora" continuò la prof. " Mi hanno detto che tu sei francese, dimmi è vero? No, perché io insegno francese..."
    "Sono nata in un paesino vicino alla Francia. Ma Teddy e Toddy sono francesi..."
    I miei compagni prevenuti si tennero pronti a salire sui banchi.
    "Chi sono Teddy e Toddy? I tuoi fratellini?" fece l'errore di chiederle la prof.
    Mya tirò fuori dallo zaino... due peluches!
    Uno era un coniglio bianco, l'altro un orsacchiotto.
    "Eccoci qui" disse Mya, scuotendo l'orsacchiotto. "Si, noi siamo francesi, non è vero Toddy?"
    Mentre scuoteva il coniglio disse "Si, si, Teddy!"
    I miei compagni tirarono un sospiro di sollievo.
    Mya era mezza matta, ma niente altri animali strani per ora.

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    Parte 2: Mya's Family

    Come iniziò...

    "Cari alunni oggi inizieremo il laboratorio di scrittura. Parleremo delle caratteristiche del racconto comico e poi a gruppi dovrete scrivere un racconto comico con il vostro ventottesimo compagno di classe. Allora ho pensato di fare sette gruppi, sei da quattro persone e uno da tre..."
    cominciò la prof.
    "I gruppi li decidiamo noi?" chiesero alcuni compagni.
    "Per ogni gruppo ci sarà un capo che ne sceglierà i membri..." rispose la prof.
    "Posso essere un capogruppo?" chiese Mya.
    I miei compagni rabbrividirono al pensiero di essere nella sua stessa squadra. Con lei come capogruppo poi!
    "Va bene" osò dire la prof. "Scegli pure i compagni..."
    I miei compagni vollero sprofondare o sparire.
    Mya si guardò intorno. "Mmm..." mormorò "Deciso!".
    I miei compagni stavano tremando.
    "C-chi?" chiese le prof, anche lei contagiata dalla tremolite.
    "Tu, tu e tu!" disse indicando in successione Alberto, Alex e Veronica.
    Alex sbattè la testa contro Debora, la sua compagna di banco.
    Alberto subito disse "Non può essere il gruppo da tre?" e la prof "Se va bene a Mya...". "No, no! Quattro è un numero perfetto!" esordì la ragazza.
    Veronica di fianco a lui stava per sotterrarsi.
    E così l'insolito quartetto dovette incontrarsi a casa di Mya per scrivere un racconto comico.

    Il pomeriggio successivo...
    "E' qui la casa di Mya?" chiese Veronica.
    "Non credo, insomma l'indirizzo è inesistente... Via Matteotti 1002... ho pensato che fosse il numero 102... ma il numero 102 è una casa di riposo... e il 100 è un'agenzia immobiliare..." disse Alex.
    "Aspettate che la chiamo!" disse Alberto.
    "Hai il suo numero?" chiese Veronica.
    "Ehm... no..." disse Alberto.
    "Io nemmeno..." disse Alex.
    "E' XXXXXXXXX" disse Veronica.
    "E tu come fai a saperlo?" chiese Alberto.
    "Ehm... ho chiesto... sai è per la scuola e perciò..." mormorò lei.
    "Ok, Ok! Alby chiama" tagliò corto Alex.
    "Pronto?" chiese una voce familiare dall'altro capo della cornetta.
    "Pronto, sono Alberto! Ma dove cavolo è casa tua?"
    "Non vi ho detto la via?" chiese lei.
    "Hai detto Via Matteotti 1002... ma non esiste!"
    "Dove siete ora?"
    "Via Matteotti 102"
    "E allora andate verso il numero 1002!"
    "Ma non esiste!" esclamò.
    "Voi andate... oh devo andare a preparare la merenda di Freddy, Bye!" Clik.
    Mya aveva messo giù.
    "Cosa ha detto?" chiese Veronica.
    "Che è matta..." rispose Alberto.
    Vedendo che Alex e Veronica non ridevano si schiarì la voce.
    "Andate verso il numero 1002!" disse imitando la voce di Mya.
    "Ma non esiste!"
    "E' la stessa cosa che gli ho detto io! Lei ha messo giù, doveva preparare da mangiare a Freddy..."
    Tutti e tre rabbrividirono al pensiero di Freddy, il serpente.
    "Andiamo?" chiese Veronica.
    "Dove?"
    "Al manicomio a chiedere se è recentemente evasa una ragazza di dodici anni?"
    "Ma, no! Che manicomio! Intendevo 'Verso il numero 1002' " "chiarì" Veronica.
    "Veronica... non dirmi che la Myaite è contagiosa..." si preoccupò Alberto, mentre Alex metteva le distanze dalla ragazza.
    "Non credo... spero... insomma, proviamo a fidarci..."
    Alla parola 'fidarci' i due ragazzi per poco non svennero.
    "Vero, Vero... ti rendi conto di quello che hai appena osato dire?"
    "Cosa ci costa andare a vedere?"
    I tre si guardarono e procedettero "verso il numero 1002"...

    "Eccoci all'ultimo numero di via Matteotti! Il numero 250!" esclamò Alberto.
    "Richiamiamo Mya!" disse Alex.
    Stavolta chiamò Veronica.
    "Ciao Mya... Senti... dov'è che abiti pure?"
    "Via Matteotti 1002!" rispose la ragazza.
    "Ma l'ultimo numero è il numero 250!" esclamò Veronica.
    "Sciocchezze! Cosa c'è dopo il numero 250?"
    "Niente!"
    "Impossibile! Cosa vedi?"
    "C-campi?"
    "Appunto! Vedi che qualcosa c'è!"
    "Ma non possiamo andare sui campi!"
    "Certo che potete! Basta che non rubate niente!"
    "Mya..."
    "Si?"
    "E' febbraio! Cosa vuoi che rubiamo da dei campi secchi e pieni di sterpaglia! E poi Via Matteotti finisce qui!"
    "Ma che vai blaterando! Comunque siete in ritardo di tre quarti d'ora! Vi sbrigate!" e mise giù.
    "Cosa ha detto?" chiese Alberto.
    "Di passar per i campi..."
    "Ma è scema?" chiese il ragazzo.
    "Ma va'! L'hai scoperto ora?"
    E si incamminarono per i campi sbiascicando parole sul milleduesimo numero di Via Matteotti, la via di soli duecentocinquanta numeri.

    Il milleduesimo numero di Via Matteotti
    Il trio era esausto.
    Alex era ricoperto di sudore.
    Veronica aveva le gambe ingarbugliate da un centinaio di sterpi.
    Alberto invece si era guadagnato tre chili di pantano sparsi per tutto il corpo.
    Tutti e tre erano poi stati morsi dai cani del contadino.
    E di casa Stravaganda neanche l'ombra.
    "Chiamo Mya" disse Alex.
    Gli altri due annuirono.
    "Ma quanto ci mettete?" chiese Mya. "Vi sto aspettando da due ore!"
    "Dove-è-casa-tua?" chiese scandendo le parole.
    "Via Matteotti 1002! Dio mio, che siete sordi?"
    "No, siamo esausti... abbiamo superato i campi incolti, la casa del contadino dai tre cani dai denti staultramegaguzzi e ora stiamo camminando senza meta da circa un quarto d'ora..."
    "Allora ci siete quasi... la casa del contadino è a circa mezzo chilometro da casa mia..."
    "Ehm... ti rendi conto di quello che hai appena detto?"
    "Certo! Comunque vi muovete o no?"
    "Non-mettere-giù!" esclamò Alex.
    Troppo tardi. Mya aveva già messo giù.
    "Ha messo giù..." esclamò mettendo via il cellulare.
    "Quanto manca?" chiese Veronica esausta.
    "Ha detto che tra casa sua e la casa del contadino c'è mezzo chilometro..." rispose Alex togliendosi un po' il sudore dalla fronte.
    "Mi sento male...!" disse Alberto.
    "Continuiamo?" chiese Veronica.
    "Vuoi tornare dai cani? Prego fa pure!"
    "Assolutamente no!"
    E si rimisero in marcia.

    Passarono circa venti minuti prima che scorsero qualcosa all'orizzonte.
    "E' la casa?" chiese boccheggiando Veronica.
    "No, sembra piuttosto un tempio..." disse Alberto.
    "Che ci fa nel bel mezzo del nulla?" chiese Alex.
    "Che sia un'illusione?" chiese Alberto.
    "Mi sembra di scorgere qualcosa vicino al tempio..." disse Veronica.
    "Sembra... una casa? Che sia la casa di Mya?"
    "Potrebbe essere... un'ultimo sforzo..." incoraggiò Alex.
    E circa dieci minuti dopo erano davanti alla porta del numero 1002 di Via Matteotti.

    La famiglia Stravaganda

    I tre eroi suonarono il campanello.
    "Arrivo, Arrivo!" si sentì da dietro la porta d'ebano.
    "Lya! Ma come ti sei vestita! Oggi arrivano a casa i compagni di Mya!" continuò la voce.
    "Ma mamma! Lo sai che non metterò mai i tuoi vestiti!" disse un'altra voce.
    Non venendo minimamente considerati i tre ragazzi risuonarono il campanello.
    "Eccomi! Se volete vendere qualcosa andatevene immediatamente!" disse la prima voce.
    "Aprite, per favore!" implorò Alex.
    "Siamo i compagni di Mya!" aggiunse Veronica.
    "Ma non dovevate arrivare alle 14?"
    "Si, lo sappiamo siamo in ritardo... ma sapete la vostra casa non è, proprio, facile da raggiungere..."
    La signora Stravaganda aprì la porta.
    In un primo momento i tre furono sul punto di sospirare.
    Ma poi videro la signora Stravaganda e la sorella di Mya, Lya.
    La prima era vestita con un vestito pieno di fiocchetti e pizzi, molto stregonesco, con tanto di cappello a punta. Ma la cosa più strana erano forse i capelli. Infatti la Signora Stravaganda aveva i capelli corti lisci e... viola!
    Lya aveva un vestito molto gotico, tre chili di rossetto e i capelli lunghi, lisci e rossi.
    Veronica si nascose dietro i due ragazzi. Alex si sfregò gli occhi pensando di avere le traveggole. Alberto era sul punto di svenire.
    "Visto che li hai spaventati! Vatti a cambiare!" esclamò la Sig.ra Stravaganda.
    "Parla per te! Sei ridicola! Di sicuro se c'è qualcuno che deve riguardarsi il guardaroba sei tu!" rispose Lya.
    "Bada a come parli!" cominciò a scaldarsi la Sig.ra Stravaganda.
    "Ehm... dove Mya?"
    "Al piano di sopra in camera sua. Seconda porta a sinistra"

    Camera di Mya

    Il trio salì al piano superiore.
    La camera di Lya era l'ultima in fondo ad un
    corridoio talmente lungo da sembrare infinito.
    "Che ore sono?" chiese Veronica, mentre
    procedevano lungo il corridoio.
    Alex guardò il cellulare e scosse la testa.
    "E' scarico..."
    "Le 17..." disse Alberto.
    "Io alle 18 devo essere a casa!" esclamò Veronica.
    "Io alle 18:30... meglio darsi una mossa..." esclamò Alex.
    Arrivati alla camera trattennero il fiato e bussarono.
    "Avanti!"
    Alex, Veronica e Alberto si fecero coraggio e aprirono la porta.
    La stanza aveva i muri verde prato con fiorellini qui e là.
    In un angolino vi era la "cuccia" di Freddy, che si contorceva al suo interno.
    "Era ora! Ce ne avete messo di tempo..."
    "Non è che casa tua sia facile da raggiungere..." commentò Alberto.
    "Nah! Non è una cosa così sfiancante...." disse la ragazza muovendo la testa.
    "Parla per te!" saltò su Alex.
    "Già!" concordò Veronica.
    "Ma da dove siete partiti?"
    "Da Via Matteotti! E siamo diventati matti per arrivare fin qui!" dissero in coro i tre ragazzi.
    "Mmm... quindi... da San Pietro?"
    "Sì"
    "Ma allora siete passati per i campi..."
    "Si" rimpianse Veronica.
    "Attraverso il pantano..."
    "Si" rimpianse Alberto.
    "Facendo circa due chilometri a piedi..."
    "Si" rimpianse Alex.
    "Per arrivare fin qui?"
    "Si... anche se hai dimenticato i cani dai denti straultramegaffilati"
    "Senza sapere che tra qui e la fermata del bus di Sant'Alberto ci sono circa 100 metri." concluse Mya.
    "COOOOOOOOOOOOOOOSA?????!!!!!!!!!" esclamarono in coro i tre.
    "Che c'è? Non ve l'avevo detto?"
    "NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!" urlarono in preda a un attacco di rabbia.
    "Beh, magari chiedo a mia mamma se può riportarvi a casa..." mormorò Mya.
    "SARà MEGLIO!!!" esclamarono i tre eroi.

    Continua -> Mya Detective - Il ladro di giacchette: #entry311785911



    Edited by Wynn Tempestosa - 28/3/2011, 14:20
     
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  2. gold93
     
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    L'inizio non è eclatante ma poi quando viene chiaramente mostrato i ruoli dei personaggi e il contesto prende una piega molto piacevole, anzi, dal secondo cap ti strappa da uno o due sorrisi a una decina.
    E' un bel lavoro complimenti.
     
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  3. Weasley_lion
     
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    Quanto vorrei avere anchio Mya in classe xDDD è geniale >.< Senti ma i nomi sono quelli veri? Magari puoi modificarli... ma non so magari i tuoi compagni stessi hanno voluto essere infilati nella storia =D
    Poi vediamo... il trio mi fa tanto Harry, Ron e Hermione xD E adesso devo farti una domanda: Mya esiste davvero xD? Cioè magari non porta serpenti a scuola *rabbrividisce* ma è ispirata a una persona vera? Chi lo sa magari sei tu :PikaPika:
    E' una storia bellissima potresti anche pubblicarla è il genere di racconti semplici e freschi che strappano risate vere ^^
    complimenti voglio vedere come va avanti *_*
    Piccolo post scrittum: San Pietro... sei di Roma :O ?
     
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    Senti ma i nomi sono quelli veri? Magari puoi modificarli... ma non so magari i tuoi compagni stessi hanno voluto essere infilati nella storia =D

    Si, sono quelli veri. Il tutto è nato come compito di italiano e perciò non potevo mettere le lettere sennò perdeva un po' dell'effetto comico e non capivano a chi mi riferivo...

    CITAZIONE
    Mya esiste davvero xD? Cioè magari non porta serpenti a scuola *rabbrividisce* ma è ispirata a una persona vera?

    No, Mya l'ho interamente inventata... tranne per il fattore finestra che quello è quel che penso io...

    CITAZIONE
    Piccolo post scrittum: San Pietro... sei di Roma :O?

    No, non sono di Roma. Abito in provincia di Bologna.

    Comunque è in lavoro il continuo: Mya Detective!
     
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    Prima o poi lo leggerò tutto... magari quando l'hai completato...
     
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    Mya Detective - Il ladro di giacchette

    Il resoconto della scena del crimine
    Era un giovedì apparentemente comune.
    Era la quinta ora quando tutta la classe venne a sapere una notizia sconvolgente: era avvenuto un furto.
    La professoressa di tecnica era allibita da tale notizia.
    In breve:
    il pomeriggio precedente, due dei cinque gruppi di scrittori del testo riguardante il ventottesimo compagno (che la prof aveva fatto rifare a tutti) erano saliti con il prof di sostegno per evitare di disturbare gli altri tre gruppi.
    Una volta che questi due gruppi furono tornati in aula Alberto (felice di non essere ricapitato in gruppo con Mya) si accorse che la sua giacchetta era scomparsa.
    Quindi da quel pomeriggio Alberto aveva cercato la sua giacchetta fino ad arrivare alla conclusione che gli era stata rubata.

    Mya alias Sherlok Holmes
    "Incredibile!" disse la prof. "Qualcuno deve aver preso (si spera per caso) la tua giacchetta!... ma chi?"
    "Non ne ho idea!" disse Alberto.
    "Dunque, dunque... dobbiamo trovare il colpevole!" disse Mya, dall'ultimo banco, in fondo a destra.
    I miei compagni sobbalzarono all'udire la sua voce.
    La ragazza vestiva il suo abito nuovo: una mantellina blu a righe e un cappellino stile '900.
    "Come?" mormorò la prof scossa da un brivido.
    "Dunque possiamo escludere coloro che non si trovavano sulla scena del delitto, in quanto dotati di alibi... " continuò la ragazza.
    "Ehm... Mya?" la prof stava sudando.
    "Sì?"
    "Primo: non è avvenuto alcun delitto. Secondo: sono sicura che chiunque sia stato restituirà la giacchetta...".
    "Beh, in effetti, il colpevole torna sempre sulla scena del delitto..."
    La prof cominciò a sbattere la testa contro il muro.
    Per il resto la lezione trascorse come da programma.

    Passarono i giorni e Lunedì mattina la giacca era ancora dispersa.
    A questo punto Mya decise di intervenire.
    E così decise di vestire i panni di Sherlok Holmes.


    G.V. alias... Washington?

    "Chi era uscito dall'aula Mercoledì pomeriggio?" chiese Mya.
    "Uh?" disse Gabrielvincenzo, detto G.V.
    "Ti ho chiesto chi è uscito dall'aula Mercoledì pomeriggio..."
    "E' per quella storia della giacchetta, vero?"
    "Bingo!"
    "Allora... la squadra di Alberto e quella di Angelo... "
    "Chi faceva parte di quelle squadre?"
    "Oltre ai due che ho già citato c'erano... "
    E G.V. iniziò a fare l'elenco della spesa.
    "OK! Grande Washington!"
    "W-washington?" G.V. tentennò e poi si ricordò con chi stava parlando e si maledisse per averle risposto.
    "Si, Washington! Io chiaramente sono il grande Sherlock Holmes!"
    "Ehm... forse volevi dire... Watson?" ipotizzò G.V.
    "Si, quello! Io cosa ho detto?"
    "Hai detto Washington"
    "Appunto, non sono la stessa cosa?"
    "Ehm... no..." mormorò G.V. che voleva sprofondare.
    "Bando alle ciance! Inizia l'indagine!" esclamò allegra Mya.
    "Ma chi me l'ha fatto fare!" rimpianse G.V., che veniva trascinato da Mya verso l'aula.

    L'interrogatorio
    Primo interrogato: la vittima:
    Quando Mya, trascinandosi dietro G.V., si avvicinò ad Alberto quest'ultimo per poco non svenne.
    "Che vuoi?" chiese mantenendo le dovute distanze.
    "Farti un paio di dom... aiho!" G.V. stava parlando, quando Mya gli assestò un colpo di martello, apparso da chi sa dove, in testa. Il poveretto si ritrovò quindi con un bernoccolo alto circa come un puffo.
    "Taci Washington! Volevamo sapere nei minimi dettagli cosa è successo alla vittima!" esclamò Mya.
    "W-washington? Urca! Da quando Gibbo sei così ricco?!"
    " Davvero Washington era molto ricco? Beh, io sono ancora più ricca! Perché io sono Sherlock Holmes!" esclamò Mya.
    "ehm... scusa... che c'entra George Washington con Sherlock Holmes?" chiese ancora Alberto.
    "Come che c'entra? Holmes era il suo capo! Poi si è licenziato perchè non aveva un buon stipendio!"
    "Ehm... Mya... "
    "Si?"
    " VORRAI DIRE WATSON, NON WASHINGTON!!! "
    "E vabbò! Non sono forse la stessa cosa?"
    "No..." mormorò G.V., massaggiandosi il bernoccolo.
    Mya gli diede un'altro colpo e ora anche la sua mano era rosso peperone. "Povero Gibbo... " mormorò Alberto.
    Mya lo guardò con sguardo omicida...
    "Ok, Ok! Non voglio che la graaaaaaande detective diventi un colpevole! Comunque i fatti si sono svolti come ho già raccontato in precedenza..."

    Secondo interrogatorio: i sospettati:
    Mya, trascinandosi dietro G.V., si diresse verso un gruppetto di ragazze. "Scusate... voi sapete chi è il colpevole?" chiese.
    "Che?" domandò Sara M..
    Le altre ragazze si allontanarono di mezzo metro.
    "Sapete chi è il colpevole?" disse agitando la penna.
    "N-no!" esclamò Veronica, tra il gruppetto di ragazze, scappando via.
    Le altre ragazze seguirono il suo esempio, tranne Sara M..
    "Ma che puzza che fai!" esclamò quest'ultima, andandosene ondeggiando.
    "Puzza? Ma come si permette! E' il mio profumo al salmone! Lo adoro!" esclamò Mya, indignata.
    "Quel salmone era andato a male, molto probabilmente... bleah!" esclamò G.V., prima di prendersi la terza martellata.

    Un consiglio non guasta...

    "Siamo ancora al punto di partenza... sigh!" esclamò G.V.
    "Taci" esclamò Mya, dandogli un'altra martellata in testa. "Ho bisogno di riflettere!"
    "Layton, aiutaci tu!" implorò il ragazzo.
    "Ma che Layton e Layton! Fatti venire un'illuminazione Washington!" blaterò Mya.
    "Vorrei che non mi facessi venire un bernoccolo grande come Korri..."
    E si beccò un'altra martellata.
    "Sigh... fa male!"
    "Trovato!" esclamò all'improvviso Mya, iniziando a frugare nella cartella.
    "Cosa? La giacca? O il numero di cellulare di Layton? O magari un bella pomata?"
    Sbam!
    "Ok, hai trovato il martello... " concluse G.V.
    "Oh, sta un po' zitto!" disse digitando una serie chilometrica di numeri sul display del cellulare.
    "Ehm... Mya?"
    " Ancora, che vuoi?"
    " La pomata... - Mya alza il martello con sguardo omicida - no, scherzavo... volevo solo dire che... non si può usare il cellulare a scuola... " mormorò lui.
    Mya lo ignorò. " Si, pronto? E' il Clan Destino che parla?"
    Clandestino?, pensò G.V., ho sempre sospettato che avesse la fedina penale sporca!
    "Ciao, nonnina! Come va?"
    Nonnina?, pensò G.V., è messa peggio di quello che pensavo...
    "Senti, avrei un piiiiiccolo problemino... posso passare da te, oggi pomeriggio? Siiiii! Sarò da te alle tre! Bye!"
    "Ho paura di quello che sta per dire..." mormorò G.V.
    "Oggi pomeriggio andremo da mia nonna per un consiglio, caro Washington!" esclamò raggiante la ragazza.
    "Era quel che temevo... sigh " disse il ragazzo, ricevendo l'ennesima martellata.

    La nonna di Mya: il Clan Destino

    "Dunque... " iniziò la nonna di Mya, dopo che i due ragazzi le avevano spiegato la situazione. Nonna, si fa per dire, dato che se non fosse stato per il colore dei capelli (che erano di un grigio topo sfumato) le si avrebbero dati non più di trentacinque anni. Indossava una lunga veste bianca, legata da una cintura nera, con i bordi decorati da rune e strani simboli. Il suo sguardo strabico non si distoglieva un'attimo dalla palla da calcio che aveva davanti.
    "Ma non sarebbe meglio... usare una sfera di cristallo?" mormorò G.V., beccandosi due martellate, una da Mya e una dalla nonna.
    Quest'ultima ritornò seria e fissando gli esagoni neri della palla da calcio disse: "Dunque... lo vogliamo risolvere si o no, 'sto caso???".
    "Sììììììììììì!!!!!!" urlò felice Mya.
    "Help me!!!" urlò G.V., con le lacrime agli occhi e la torre di Pisa in testa.
    "Bene. Allora... il colpevole è... è..."
    "E'... ?" mormoròò piano G.V.
    "... non ne ho idea."
    G.V. cominciò a sbattere la torre "bernoccolo" di Pisa contro il muro.
    "La sfera non funziona... a meno che... "
    "A meno che... cosa?"
    "Il colpevole non sia un individuo esterno alla classe"
    "Ma, nonna, non è entrato nessuno nell'aula a parte noi alunni! E abbiamo già chiesto alle bidelle del piano!" esclamò Mya, delusa.
    "Allora chiedete alle altre bidelle!" esclamò la nonna. "Orsù, andate e se avete bisogno di aiuto sappiate che potrete trovarmi qui al mio negozio di chiaroveggenza, il mitico Clan Destino!"
    Di certo, la nonna, non si era accorta delle numerose ragnatele e crepe che ricoprivano la microscopica sala.
    "Andiamo, Washington!" esclamò Mya, trascinando G.V., che già temeva le sgridate che si sarebbe preso, una volta arrivato a casa, visto che erano già le sei e mezza passate.

    Il colpevole!
    "Mya?"
    "Si?" chiese la ragazza.
    G.V. si schiarì la voce e poi disse "Ti rendi conto che con questo stai mandando all'aria tutte le leggi a me note? No, perché sai... indagare su un furto è un conto... ma introdursi a scuola, di sera, per fare non si sa bene cosa, è un altro!!!"
    "Tu dici, Washington?" chiese con aria innocente Mya.
    "Si! Credimi! E comunque, per l'ennesima volta, si dice Watson, non Washington!"
    "Ho capito, ho capito, stai calmo! Con tutto questo baccano ci scopriranno!" esclamò la ragazza, sporgendosi per dare la milleottocentoseiesima botta con il martello all'Everest che si era formato sul capo di G.V.

    Una volta entrati si diressero nelle sale delle bidelle. E lì, in un'angolo vi era una pila di giacchette. "Cerchiamo!" esclamò Mya.
    Dopo tredici giacchette appartenute agli ex-studenti e solo due appartenute a dei primini, trovarono la fatidica giacca.
    "Eccola!" esclamò G.V.
    "Bene, Washington, il caso è chiuso!" confermò Mya.
    "E tutto grazie al grande e geniale Sherlock Holmes cioè io, Mya Stravaganda!"
    "E io?" chiese G.V.
    Martellata. "Help..."

    Continuate a seguire le avventure della grande Detective, Mya Stravaganda!
    Mya: Elementare Washington!
    G.V.: Help me! (martellata)




     
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    L'ho presa giù e prima o poi la leggerò (come leggerò tutte le altre...)!
     
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    Ma ora Mya che fa?
     
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