Le Gemme Magiche

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    Vedremo cosa posso fare...
     
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    Ecco, lo sapevo. Le vacanze sono quasi finite e io non sono riuscita ad andare avanti... Ci ho provato, ma non mi è venuto quasi niente, ufffffaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!
     
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    Regalo di Pasqua un pochetto in ritardo, ma non si poteva fare altrimenti, dato che il mio pc fa le bizze e sto sfruttando quello di Wynn!

    Ecco, come mi avete richiesto la leggenda dei personaggi e dei loro poteri:

    In questo pezzo sono presenti:

    Aphrodite: Fata Felì, Cavallo Bianco/Unicorno Alato Ombromanto. Gemma: Diamante con il potere di parlare ai draghi, poi mistero! Userà la bacchetta di Harry Potter.

    Im: Folletto Brian, Corvo/Fenice Nera Elfy. Gemma: Opale Nero con il potere di fortificarsi e fortificare un po’ anche gli altri ragazzi e trasformare le sue braccia (a volte le gambe) in armi.

    Sirio: Fata Giulia, Pappagallo Rosso-Giallo/Fenice Rossa Phoenix. Gemma: Quarzo Nero con il potere di gestire a suo piacimento la gravità facendo diventare più pesanti o più leggeri, impedisce o agevola il volo, (influenza anche le fate e i folletti ma non i draghi perché troppo potenti).

    Tala: Folletto Diam, Gufo Grigio Scuro-Blu/Gufo Gigante Shadow. Gemma: Lapislazzuli con il potere di rallentare o velocizzare il tempo facendo muovere le persone più veloci o più lente, (influenza anche le fate e i folletti ma non i draghi perché troppo potenti).

    In aggiunta con noi c’è anche il Lupo Bianco/Lupo Bianco Gigante Lady che appartiene a Soul che è imprigionato nella Terra di Mezzo del «Mondo del Signore degli Anelli».


    Buona lettura:

    Il nostro viaggio procedeva tranquillo da quasi tre giorni, quando Ombromanto riuscì ad affiancare la dragonessa e dire: “Felì ha notato che dal tuo zaino provengono strani rumori e qualche bagliore”. Io lo guardai perplessa, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Poi Eragon si voltò leggermente verso di me e disse: “Ci dev’essere qualcuno che cerca di comunicare con te attraverso lo specchio”. “Ah, ecco” risposi. “Allora, forse è meglio se atterriamo e controlliamo chi è e cosa vuole”. “Va bene!” mi rispose il ragazzo. E sentii nella mia testa, la voce di Saphira che annunciava agli altri la necessità di fare una sosta. Dopo alcuni minuti, atterrammo in una piccola radura, vicino al fiume Ninor. Intanto che Ombromanto, Elfy (la fenice nera di Im), Phoenix (la fenice rossa di Sirio) e Shadow (il gufo gigante di Tala) ritornavano alla loro forma originale, per risparmiare le forze, io corsi da Ombromanto per prendere lo zaino. C’eravamo appena seduti in cerchio ed io stavo giusto per togliere lo specchio dal suo involucro protettivo, che fummo raggiunti da Lady, il lupo gigante di Soul. “Che succede?” chiese con affanno, intanto che tornava alle sue solite dimensioni. “Qualcuno sta cercando di contattare Aphrodite attraverso lo specchio magico” le rispose Tala. La lupa, allora, si accucciò alle spalle della ragazza per capire chi aveva bisogno di noi. “Per poter parlare con la persona che ti cerca, devi a tua volta pronunciare l’incantesimo che serve ad attivare lo specchio” mi spiegò Eragon guardando i lampi sulla superficie nera. Io annuii e, dopo essermi schiarita la voce, pronunciai l’incantesimo: “«Draumr Kòpa Un Atra Kopa Neo Theyna»” e, all’interno dello specchio apparve il volto preoccupato di Spyro. “Spyro!” esclamai contenta di rivederla. “Ci sono problemi?” chiesi notando che era molto preoccupata. “Forse...” mi rispose. “Che succede?” chiesi iniziando a preoccuparmi a mia volta. “E che cos’è questo rumore di sottofondo? Faccio fatica a sentirti” aggiunsi subito dopo. “Il rumore che senti è il vento. Stiamo volando a forte velocità. Abbiamo avuto dei problemi con Oromis-elda”. “Che genere di problemi?” chiese il Cavaliere al mio fianco, avvicinandosi per vedere meglio la mia amica. “Sta bene?” aggiunse. “Sì, sta bene. Stiamo tutti bene. Lo abbiamo riportato dalla nostra parte ed ora sta volando in groppa a Glaedr, che gli sta spiegando quello che è successo”. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, che io non condivisi, perché vedevo chiaramente che Spyro era ancora preoccupata: “Cos’è successo esattamente?” le chiesi. Lei prese un respiro profondo, per poi lanciarsi in un resoconto dettagliato dell’accaduto. Dopo dieci minuti buoni, la ragazza terminò il suo racconto. “Che cosa sono gli Ent?” chiese incuriosito il Cavaliere. “Non ne ho mai sentito parlare”. “Gli Ent, sono strane creature che vivono nel «Mondo del Signore degli Anelli», per questo non ne hai mai sentito parlare” gli rispose Spyro. “Hanno il fisico di un uomo molto alto e molto robusto, con una lunga testa, ma quasi senza collo. Hanno la pelle che ricorda la corteccia degli alberi, le braccia sono a breve distanza dal tronco e sono lisce. I grandi piedi hanno sette dita l’uno. Hanno la barba folta, dalle radici grosse, quasi come ramoscelli e le punte fini e mucose. Gli occhi sono penetranti, lenti e solenni, ma molto penetranti” continuò la ragazza, mentre Eragon l’ascoltava a bocca aperta. E, anche Saphira ascoltava impressionata. Insomma, è come se ad un albero fossero spuntate le braccia, le gambe, gli occhi e la bocca” concluse la mia amica. “Davvero incredibile!” commentarono i due. “Siete stati in gamba” commentai con un sorriso tirato”. “Ora cosa facciamo?” mi chiese la ragazza. “Per ora non possiamo fare niente per gli Ent. Probabilmente non potremmo farci nulla, finché non andiamo a liberare i buoni nel loro «Mondo»”dissi dopo un minuto di riflessione. “E, finché vi troverete nella «Du Weldenvarden», per liberare gli altri elfi, è probabile che ve li troverete tra i piedi” continuai. “Va bene, faremo attenzione” mi promise. “Ora potresti dirmi a chi tocca essere liberto e dove si trova?” “Certo!” risposi armeggiando con la mappa di Algaësia. Dopo aver passato diverse volte le dita sulla mappa, nella zona della foresta, sentii un pizzicorino all’altezza della capitale Ellesméra. “Dovete andare nella Capitale. Dovrebbe esserci la Regina Islanzadi”. “Perfetto!” rispose la ragazza. “Mi raccomando, fate attenzione!” dissi. “Certo!” mi rispose “Ma state attenti anche voi. Ci risentiremo presto”. Detto questo, ci salutammo. “Ma, che cosa ci faranno qui degli Ent?” chiese perplesso Im. “E come ci saranno arrivati in questo «Mondo»?” chiese ancora Tala. “Di preciso non lo so. Ma credo che li abbiano mandati i nostri nemici, per impedirci di completare la nostra missione” risposi pensierosa. Per quanto riguarda il come, probabilmente hanno usato lo stesso sistema che hanno usato Galbbatorix, Morgause, Voldemort, Sauron e Jadis per unirsi contro i buoni”. “Già, è probabile...” risposero i ragazzi. “Ci sarà da divertirsi!” commentò Sirio con un sorriso. “Come no!” risposero gli altri intanto che io ed Eragon studiavamo la mappa per capire quanto mancava a Gil’ead. “Se i miei calcoli sono esatti, questa sera dovremmo avvistare le luci della città” disse il Cavaliere. “Bene!” risposero i ragazzi. “Mica tanto” dissi “Visto che non abbiamo ancora ideato un piano per liberare Brom”. “Anche questo è vero” rispose Tala. “Per il momento concentriamoci sul raggiungere la città tutti interi” disse Im. “E, dopo aver visto che difese ci sono, potremmo concentrarci su come liberarlo” concluse Brian, il suo folletto”. “Va bene” risposi riponendo lo specchio e la mappa nello zaino. “C’è qualcosa di strano” sussurrò Felì intanto che riponevo lo zaino nelle bisacce magiche di Ombromanto. “Cosa?” chiesi allarmata voltandomi verso di lei. “Si sta avvicinando qualche nemico?” chiese Diam, il folletto di Tala. “No” rispose la mia fata. “Ma le mie antenne vibrano in modo strano”. All’improvviso, si alzò in volo, fino a superare le cime degli alberi del boschetto che ci ospitava. Poi, prese a girare lentamente su se stessa. Brian, Diam e Guglia (la fata di Sirio) la raggiunsero e le chiesero cosa avesse captato con le sue antenne. Ad est di dove c’eravamo fermati, scorreva tranquillo il fiume Ninor che sfociava, poco più avanti, nel lago Isenstar. Lo sguardo di Felì si puntò da quella parte, mentre le sue antenne viravano in quella direzione con insistenza. Dopo alcuni minuti, tornò da me e disse: “Dobbiamo andare al lago”. “Al lago? Perché?” chiesero gli altri sorpresi. Lei li ignorò e mi guardò dritto negli occhi. Io annuii solamente. Lei mi fece un sorriso e volò a sedersi tra le orecchie di Ombromanto, mentre io e gli altri salivamo in groppa ai nostri animali che si erano gentilmente ritrasformati. Dopo una mezz’oretta di cammino, raggiungemmo le rive del lago. Era ormai il tramonto e a sud-est del lago, s’intravedeva uno strano bagliore arancio-rossastro. “Quello è il riverbero delle torce e dei fuochi di Gil’ead” disse Saphira. “Perché ci hai portato qui, Felì?” chiese Im. “Guardate al centro del lago” rispose lei senza scomporsi. Il gruppo puntò gli occhi al centro del lago, come richiesto ma, nessuno notò nulla di strano”. “Qui non c’è niente di strano” sbuffò Sirio esasperato. La mia fatina però, continuava a fissare quel punto con aria stupita. “Dicci cosa vedi, Felì” chiesi in un sussurro, avvicinandomi alla riva del lago dove lei si era fermata. Fino a quel momento, dei nuvoloni grigi avevano coperto il cielo. All’improvviso, si aprì uno squarcio e un raggio del sole morente mi colpì in pieno. Riparandomi gli occhi con una mano, notai che la luce colpiva anche il mio diamante che, chissà come, non era più nascosto dal mantello che indossavo. Dalla pietra che portavo al collo, partì un arcobaleno che andò a colpire una specie di pilastro di roccia nera al centro del lago. Era questo che vedeva Felì ed ora, riuscivamo a vederlo anche noi. Lo fissammo tutti a bocca aperta. “Non ho mai visto quella roccia in mezzo al lago” sussurrò il Cavaliere e la dragonessa fu d’accordo con lui. Questa «cosa», che spuntava dall’acqua era nera come una notte senza stelle né luna, anche se molto lucida, come se fosse bagnata. Sarà stata alta almeno cinque metri ed in cima... “Eragon, tu che hai la vista migliore, cosa c’è in cima a quella cosa?” chiesi curiosa. Il ragazzo si concentrò sulla cima di quella strana roccia: “Sembrerebbe un rametto...” disse sorpreso. Gli altri si guardarono confusi. “... Sì, un rametto decorato...” aggiunse perplesso. A quelle parole, mi si accese una lampadina in testa e corsi da Ombromanto. Gli saltai in groppa e ordinai: “Portami in cima a quel coso, presto!” “Va bene...” mi rispose stupito trasformandosi di nuovo nell’unicorno alato. Intanto che Felì prendeva posto tra le sue orecchie, noi spiccammo il volo, mentre gli altri ci fissavano curiosi. Grazie alle ali possenti del mio amico, raggiungemmo la strana roccia in pochissimo tempo. Purtroppo però, non c’era modo di scendere vicino alla cima né per me né per lui. Fui così costretta a sporgermi pericolosamente dalla sua groppa. Lentamente riuscii a sfilare la punta del rametto dalla roccia, che lasciò una scia di scintille dorate al suo passaggio. Intanto che Ombromanto tornava dal gruppo, io non facevo altro che rigirarmi quell’oggetto tra le mani, cercando di capire se avevo avuto l’intuizione giusta. Tornati con i piedi per terra, i ragazzi mi circondarono e si passarono il rametto con curiosità, cercando di capire di cosa si trattava. Ad un tratto Elfy, il corvo di Im esclamò: “Guardate!” ci voltammo di nuovo verso il lago e scoprimmo che la roccia nera era sparita. Restammo tutti, di nuovo, a bocca aperta per un intero minuto. Poi, mi avvicinai al Cavaliere che teneva in mano il rametto e lui me lo passò. “Hai idea di quello che è successo?” chiese perplesso. “Non proprio...” risposi con un mezzo sorriso. “Ma credo di sapere che cosa abbiamo recuperato” dissi intanto che le parole di Aslan mi ronzavano in testa. “Lo puoi spiegare anche a noi?” chiese Saphira sporgendosi per annusare quello che tenevo in mano. “Volentieri” le risposi sorridendo, per poi aggiungere: “Credo però che sia meglio spostarci da qui”. “Ok!” risposero gli altri salendo in groppa agli animali. Ci lasciammo alle spalle sia il lago che il fiume e proseguimmo verso sud per circa un chilometro, prima di trovare una radura abbastanza ampia da contenere noi e una dragonessa. Dopo un bel po’, quando le stelle avevano già ricoperto il cielo, Saphira trovò il posto adatto. Quando fummo tutti seduti nel consueto cerchio, Phoenix chiese: “Allora, vuoi spiegarci che cos’è che abbiamo trovato?” “Certo!” risposi con un altro mezzo sorriso. “Questa è una delle bacchette del «Mondo di Harry Potter»” dissi. “E, sono sicura che si tratti proprio di quella di Harry” aggiunsi. “La bacchetta di Harry!” sussurrarono i ragazzi con reverenza ed io annuii.

    Per farmi perdonare dell'immane ritardo, vi metto le immagini della bacchetta-spada nella roccia, lo specchio, e alcune armi dei nemici. Poi metterò quelle degli amici (quando le troveremo):



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    Per non farvi aspettare ancora, ho deciso di postare il capitolo in 2 parti. La prossima spero arrivi presto e poi toccherrà a quello di Winn...

    Spero che vi piaccia.

    Auguri di buona Pasqua a tutti, anche se in ritardo!

    Edited by Aphrodite81 - 31/8/2015, 15:40
     
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  4. ladygwen
     
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    Bel lavoro, complimenti...specie per il finale!

    Una buona dose d'azione, qualche succulenta novità e l'affacciarsi nella storia di creature/oggetti di altri mondi... :wow!:

    Ammetto di avere dimenticato qualche dettaglio del passato, ma il futuro sembra interessante!.
     
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    Se mi dici cosa non ricordo te lo dico io...

    Spero di mettere presto il resto del pezzo...
     
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  6. ladygwen
     
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    Si, la legenda dei personaggi con relative creature e poteri, aiuta molto...ben fatto!
    In futuro, però, non mettere più immagini tanto grandi...slargano la pagina, e per leggerla devi continuamente scorrere da destra a sinistra, perdendo il segno tra le righe...Un disastro al pc, pensa su tablet o smartphone...incubo.
     
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    Ok, Quella della roccia, però, non riamo riuscie (mi ha aiutato Wynn a farla) a metterla più piccola...

    Comunque, come ho già detto delle altre volte, potete sempre copiarvi il testo su word e leggervelo nella grandezza che preferite e tutto di seguito e non separato com'è sul forum...
     
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  8. Jesse B. Pinkman
     
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    interessante :)
     
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    sostituisci il codice dell'immagine con questo.
     
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    Ha funzionato!

    Grazie 1.000, Spyro! ;)
     
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    Bene, ragazzi e ragazze, ecco qui il nuovo pezzo della mia ff.

    Come sempre, mi scuso del ritardo e confesso che non è tutta farina del mio sacco. Come ho già detto, io sono una pacifista e, dato che in questo pezzo è descritta la liberazione di Brom, non sapendo come muovermi, ho chiesto aiuto a Spyro (grazie ancora!). Prerciò, quel pezzo, e anche un po' prima, le ha scritte lei. Oltretutto, la liberazione è descritta dal punto di vista di Brom.

    Buona lettura!

    “Se riuscissimo a farla funzionare, potrebbe tornarci molto utile nella nostra missione” continuai. “In che modo?” chiese con curiosità Eragon. “Lo vedrai...” risposi evasiva. “Prima dobbiamo controllare se qualcuno di noi la riesce ad usare” conclusi. “Giusto!” rispose Tala. “Posso provare io?” chiese. “Certo!” risposi porgendole la bacchetta. “Cominciamo con un incantesimo facile ed innocuo” proposi. “Che ne dici di quello che serve a far luce?” mi rispose lei leggermente eccitata. “Perfetto” le risposi sorridendole. Lei annuì, si concentrò e poi sussurrò: “«Lumos».” Purtroppo però, non successe niente. “Provo io” disse Im, ma neanche lui ci riuscì. “Tocca a me” disse a questo punto Sirio, strappando la bacchetta dalle mani dell'altro ragazzo. Purtroppo nemmeno a lui riuscì l'incantesimo. A questo punto, la bacchetta tornò nelle mie mani e con me funzionò perfettamente. Gli altri se ne stupirono molto: erano ormai convinti che nessuno, a parte Harry, fosse in grado di farla funzionare. Io feci spallucce: “Ricordate le parole di Olivander, il fabbricante di bacchette?” chiesi con un sorriso. I tre ragazzi annuirono, mentre Eragon e Saphira, staccarono gli occhi dalla punta della bacchetta illuminata per puntarli nei miei, chiedendomi silenziosamente di proseguire. “É la bacchetta che sceglie il mago” continuai. “Cioè?” chiese il ragazzo, intanto che sussurravo “«Nox».” per spegnere la bacchetta. “Ogni bacchetta è fatta con particolari elementi magici.
    Questa, ad esempio, è lunga 11 pollici (i pollici sono un'unità di misura. Possono essere di varie misure), è fatta di legno (per questo ti sembrava un rametto intagliato), più precisamente legno di agrifoglio e ha l'anima fatta con una piuma della coda di Fenice. No, non c'entrano loro” aggiunsi notando che i due lanciavano un'occhiata al corvo e al pappagallo dei miei amici. “Ma ne fanno usando anche altri legni e crini di unicorno oppure...” e qui mi voltai verso la dragonessa leggermente preoccupata. “Oppure?” mi chiese lei perplessa, vedendo il mio cambio di atteggiamento. Io chiusi gli occhi e sospirai, prima di aggiungere: “Non ti arrabbiare con me Saphira, ma usano anche corde di cuori di drago” conclusi in un bisbiglio impercettibile normalmente, ma che lei e il Cavaliere sentirono benissimo grazie al loro udito maggiormente sviluppato. “Che cosa??” strepitato infatti, così forte che noi ragazzi fummo costretti a tapparci le orecchie. Tutti quanti balzarono in piedi e si allontanarono dalla dragonessa arrabbiata, solo io ero rimasta al mio posto. Mi alzai lentamente in piedi, tenendo d'occhio Saphira, mentre gli animali si trasformavano e si piazzavano davanti ai ragazzi per proteggerli. Ombromanto era al mio fianco, anche lui trasformato e sbuffava in direzione dei due. Lei oscillava la coda a destra e a sinistra nervosamente, mentre il suo Cavaliere cercava di calmarla accarezzandole il muso, ma lanciandomi ogni tanto delle occhiate risentite. Con calma, mi avvicinai anch'io a lei, ignorando gli altri che mi dicevano di allontanarmi. Posai la mano libera dalla bacchetta accanto a quella di Eragon, che mi guardava esterrefatto e presi ad accarezzarla concentrandomi sui suoi occhi. “Lo so che sei arrabbiata, ma in fondo, non è mica colpa nostra, no?” chiesi in un sussurro. Lei si calmò un po' per poi annuire il suo assenso. “E poi...” continuai, sempre sussurrando “... in quel «Mondo», i draghi non sono speciali come lo siete voi qui. Là sono solo degli enormi lucertoloni privi di conoscenza. Non sono per niente come te e i tuoi amici” cercai di spiegarle. “Non che questa sia una giustificazione, ovviamente...” aggiunsi subito. A questo punto Saphira sbuffò del fumo dalle narici e disse: “Continuate con quello che stavate facendo...” Le feci un'altra carezza e un mezzo sorriso, prima di dire agli altri: “É tutto a posto. Tornate pure alla vostra forma normale e risiediamoci”. Tutti annuirono e ripresero posto come prima. Come stavo dicendo, le bacchette, grazie a questi elementi magici, è come se… avessero una coscienza e decidono loro quale mago aiutare a diventare un grande mago”. “Affascinante” commentò il Cavaliere. Poi, tornai a concentrarmi sulla bacchetta che stringevo in mano. “Proviamo con qualcosa di più difficile” dissi. “Tipo?” chiese Sirio. “Ora vedrai...” risposi enigmatica guardandomi intorno. “Tala, passami quel ramo” dissi indicando un grosso pezzo di legna che avevamo messo da parte per alimentare il fuoco. Lei mi ubbidì ed io lo sistemai davanti a me. Trassi un profondo respiro e mi concentrai su quello che volevo fare. Colpii il ramo due volte sussurrando: “«Disilludo»”. Dal punto dove la punta della bacchetta toccava il legno, questo cominciò a svanire e, alcuni secondi dopo, era sparito del tutto. “Ha funzionato!” esclamò Tala felice. Il Cavaliere seduto al mio fianco, era ancora più sbalordito di prima. Pronunciai: “«Finite Incantatem» per far ricomparire il ramo e gettarlo nel fuoco dove arse normalmente, poi mi alzai per ripetere l'operazione con qualcosa di più grosso. Feci così scomparire alcuni cespugli e poi passai agli alberi. Sia l'incantesimo che il contro incantesimo, funzionarono a meraviglia e non mi costavano alcuna fatica così, procedetti con il piano che mi era venuto in mente non appena tolsi la bacchetta dalla roccia. La puntai su di me e, muovendola in modo da formare una spirale intorno a me, sussurrai di nuovo “«Disilludo»”. Un attimo dopo ero sparita, per poi riapparire subito dopo aver sussurrato il contro incantesimo. “Ora tocca a voi” dissi guardando gli altri amici. Svanirono tutti, uno dopo l'altro, tranne Eragon e gli animali (con le fate e i folletti non ci avevo neanche provato, dato che potevano farlo da soli). “Com'è che con lui non funziona?” chiese Im non appena riapparve. “Credo che dipenda dal fatto che lui sia molto più forte di me” risposi con una scrollata di spalle. “Ricordate? Sono serviti i poteri di tre gemme per fargli tornare la memoria e il potere di una sola bacchetta non funziona con lui.” “Io preferisco così” rispose il Cavaliere. “Non ne dubito” gli dissi con un mezzo sorriso. “Ma così mi tocca modificare il piano che avevo ideato per liberare Brom”. “Perché non lo spieghi anche a noi? Così ti potremmo aiutare a modificarlo” propose Tala, rimettendosi seduta davanti al fuoco. “Giusto!” risposi facendo un cenno agli altri perché la imitassero. “É un'idea semplice, che mi è venuta in mente non appena ho capito che quel rametto piantato nella roccia non era un semplice rametto, ma una bacchetta magica: ho pensato semplicemente che potendo diventare tutti invisibili, potevamo entrare in città e salvare più facilmente Brom dai soldati”. É un'idea eccellente” disse Im. “Sì, ma se su Eragon non funziona, non può venire con voi e questo mi preoccupa un po'” risposi mestamente. “Ce la faremo anche senza il suo aiuto!” esclamò Sirio sicuro. “Non sto dicendo che non mi fido di voi” risposi arrabbiandomi “So perfettamente che le vostre gemme sono molto potenti e vi proteggerebbero benissimo. Solo che, dato che Eragon una volta è stato imprigionato nello stesso posto, è probabile che lo conosca meglio di noi e saprebbe quindi muoversi meglio, per liberare Brom senza intoppi”. “Si sta facendo tardi” intervenne Saphira. “Perché non ci dormiamo sopra? Sono sicura che domattina troveremo una soluzione anche a questo problema.” Seguimmo il consiglio della dragonessa e ci mettemmo a dormire, lasciando alle fate e ai folletti il compito di fare la guardia. Quando ci alzammo, a nessuno era ancora venuta l'intuizione giusta per un piano efficace, così sgombrammo il campo e ci rimettemmo in marcia. Il gruppo stava ancora camminando verso la città, a detta di Saphira mancava davvero poco. Eragon davanti al gruppo pareva pensieroso e taceva mentre i ragazzi si raccontavano barzellette per alleviare la stanchezza di viaggio. Il cavaliere alzò gli occhi. “Non è affatto male come idea, Saphira” Disse lui alla dragonessa che li sorvolò sfiorando le cime degli alberi. “Sappiamo come farvi entrare nella prigione” “Farci? Tu non vieni?- Chiesi perplessa. “Tu devi venire, conosci la prigione” continuai. “Ci sono entrato svenuto e sono uscito sfondando il tetto, posso dirvi qualcosa dell’interno, non so dove sia l’uscita. In ogni caso fermiamoci che vi spiego tutto”. Ci sedemmo in cerchio mentre il cavaliere con un rametto stava disegnando sul terreno. Fece un cerchio grande e uno piccolo al suo interno. Sotto il cerchio grande fece una riga. “Prima di tutto, vorrei che voi, gufo e corvo andaste in ricognizione, così sapremo come arrivare ed entrare nella prigione”. “Avremmo un nome, sai?” Lo guardò storto Shadow arruffando le penne. “Suvvia gufetto perdoniamolo per stavolta” gracchiò il corvo. “Siete animali comunissimi, passerete inosservati. Noi invece ci divideremo in due gruppi: Io e Saphira attaccheremo la città come se volessimo salvare Brom con la forza bruta. Questo vi creerà un diversivo. Voi da invisibili entrerete nella città, quindi nella prigione e salverete Brom” Eragon quindi cominciò a descrivere ai ragazzi la città e la prigione per come se le ricordava aiutato dai ricordi di Saphira. “Non sono d’accordo” si intromise Im. “Se non vedono almeno uno di noi sospetteranno che voi siete solo un diversivo, no?” continuò Sirio “Resto qui io allora” dissi. “No. E’ meglio che vai con loro altrimenti chi disfa e rifà la magia per diventare invisibili?” “Ma soprattutto, tu non puoi combattere”. “Se ti vedono e non combatti avranno ancora più sospetti”. I tre ragazzi, che ora si alternavano a parlare, sembravano generali in un concilio di guerra. Era strano vedere come quel piccolo raduno strategico li avesse resi uniti. “Resto io” annunciò Sirio “Il mio potere fa più comodo qui che a voi”. “Anche perché tu nella prigione ti perderesti” disse con un ghigno Im.
    “Stai forse insinuando che ho un pessimo senso dell’orientamento?” “Posso ricordarti che mentre raggiungevamo il gruppo ci hai fatto passare per la stessa grotta tre volte?” s'intromise Tala. Sirio si ammutolì: sembrava offeso, ma gli altri sapevano che era tutta scena e che non se l’era presa sul serio. “Bene, allora siamo d’accordo. Elfy e Shadow, procedete. Agiremo domattina.” decisi con una parvenza di Leadership.


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    Un odore acre pungeva le narici dell’uomo sdraiato per terra su un sottile strato di paglia, sua unica difesa contro la nuda terra che componeva il pavimento di quel luogo. Attorno a lui e a quell’esiguo spazio di circa sei metri quadrati, solide e spoglie pareti di roccia lo separavano da ciò che vi era fuori. Non vi era luce nella stanza se non un fievole bagliore che proveniva da fuori attraverso un buco creatosi dalla distruzione di un piccolo sasso spaccatosi durante un terremoto di pochi mesi prima. L’unica altra luce entrava quando quella fredda porta di ferro veniva aperta. Quelle uniche due volte al giorno in cui succedeva un soldato entrava poggiava a terra due scodelle e usciva silenzioso come la notte. Il prigioniero aveva provato a parlarci più e più volte. “Perché sono qui? Cos’ho fatto di male?” domandava, ma la guardia, o le guardie, non aveva la certezza che fosse sempre lo stesso uomo, lo ignoravano. Per tutto il resto del tempo era completamente da solo in una stanza buia tagliata da una singola lama di luce. Mise le mani davanti alla fonte di luce eseguendo gesti ben precisi e iniziò a raccontarsi delle storie. Le ombre cinesi erano le sue compagne attraverso quell’infinito tempo di solitudine. Quel giorno, diverso tempo dopo che gli fu servita la solita disgustosa colazione, il prigioniero udì distintamente un possente ruggito. Uno squillo di tromba e grida. Altre trombe e altri ruggiti: stava succedendo qualcosa, là fuori. Da come l’allarme della città era suonato, probabilmente erano sotto attacco. Nulla che l’esercito non avrebbe risolto. L’uomo chiuse gli occhi per affinare il senso dell’udito e quindi cercare di capire qualcosa di quell’evento così inaspettato. Poi delle voci: “Speriamo sia qui” disse la voce che sembrava di una ragazza. “Tanto ormai abbiamo guardato mezza prigione…” Rispose una voce di ragazzo. “Scansafatiche” Commentò una terza voce, di nuovo di ragazza. “Ehi!” Si difese il ragazzo. “Suvvia ragazzi” Li sgridò la prima voce. In quel momento la porta della cella fu aperta. Dapprima l’uomo, che aveva riaperto gli occhi e spostato lo sguardo verso l’uscita, non vide nulla, poi sulla porta marrone e grigia si stagliarono tre figure umanoidi completamente nere. L’uomo scattò in piedi alla vista di quelle che potevano sembrare ombre, ma che data la provenienza della luce, ombre non potevano essere dato che loro stesse lanciavano un’ombra sul fondo della stanza. “Trovato finalmente” Commentò la voce maschile. “Aphro, ti dispiace se faccio io?” Chiese la voce della seconda ragazza. “No, fai pure” le rispose la prima. Le tre figure che ovviamente si conoscevano e che parlavano la sua lingua, entrarono e socchiusero la porta dietro di loro. “Finite Incantatem” disse una delle voci femminili riacquistando colore. Apparve una ragazza, non molto alta, piuttosto robusta. Aveva i capelli che gli arrivavano alle spalle, castano chiaro, gli occhi dello stesso colore, e aveva in mano uno strano rametto intagliato. Ripeté poi la formula per le altre due. Apparve un'altra ragazza, alta e magra, con capelli neri, tagliati un po' strani e gli occhi neri. Altra figura, apparteneva invece ad un ragazzo, anche lui alto e robusto, con capelli corti castani e occhi castani. Avevano in dosso uno strano abbigliamento che li faceva assomigliare a dei guerrieri, con un mantello lungo fino ai piedi, con il cappuccio abbassato. Sembravano di ottima fattura, ma erano un po' rovinati, come se li indossassero da parecchio tempo. Il prigioniero si rintanò nell’angolo più lontano possibile dalla porta cercando di scappare da quelle tre figure. Gli fu subito chiaro che avevano poteri magici come gli elfi, ma erano umani, e come Galbatorix… Che fossero al suo servizio? Sì ma cosa volevano da lui? Cos’era quel rametto che impugnava la ragazza? Era un’altra tortura? Dopo il fuoco e gli aghi nelle carni che volessero infilarglielo… La ragazza senza bacchetta si sfilò la collana e la puntò al prigioniero che intanto si era fatto piccolo-piccolo e tremante cercava di proteggersi con le mani attorno alla parte bassa della testa. “Lapis break the spell”. Quelle parole in quella lingua a lui sconosciuta, furono rinvigorenti come una cioccolata calda nel freddo inverno. In un solo attimo il prigioniero vide passare davanti a se tutta la sua vita: la sua infanzia, l’uovo azzurro, il drago Saphira, l’allenamento, Morzan, Galbatorix, l’Indlvarn, Eragon; e lui era Brom. L’attimo dopo Brom si trovò ad ansimare con una mano sulla fronte. “Brom?” Si sentì chiamare. Alzò lo sguardo per incrociare quello dei tre ragazzi. “Voi chi siete?” chiese ancora dubbioso. Per quanto ora i suoi ricordi erano tornati, non aveva la minima idea di chi fossero quei tre ragazzi, ma soprattutto della magia che praticavano. Sapeva come fare qualcosa di simile, ma usavano una lingua completamente diversa dalla lingua della magia… com’era possibile? “Io sono…- Cominciò a spiegare la ragazza che aveva operato la magia. “Le spiegazioni a dopo, Eragon e gli altri avranno bisogno di aiuto” la interruppe il ragazzo. Brom a quel nome scattò in piedi. “Eragon è in pericolo?” “Sta facendo da esca perché ti liberassimo. Andiamo?!” “Disilludo” pronunciò la ragazza con il rametto in mano, iniziando a celare gli aspetti dei miei amici. “Brom conosci qualche magia per diventare invisibile?”gli chiese la stessa voce “Sì, ma non so per quanto possa reggerlo”. “Abbiamo esplorato tutto questo posto, arriveremo all’uscita prima di subito” rispose il ragazzo. “Ci proverò: «Atra eka waise frethyai fra néiat fricaya (possa io essere nascosto dai non amici)»” Quando il gruppo fu totalmente invisibile, i ragazzi si presero per mano: prima veniva il ragazzo, seguito dalle ragazze e poi l’ex cavaliere. Il gruppo quindi, si accostò alle pareti, sfruttando di essere del loro stesso colore e le seguirono come si segue un muro portante in caso di terremoto. Accanto a loro, alcune guardie marciavano senza accorgersi di nulla, altre sonnecchiavano appoggiate alle loro armi o pareti. Avanzarono a passi piccoli, giusto per non fare rumore sulla pietra che formava il pavimento. Era davvero incredibile che fossero arrivati fin lì senza farsi scoprire. Attraversando i già battuti sentieri della prigione, sebbene tutti si assomigliassero, il ragazzo era riuscito a trovare la strada giusta al primo colpo, arrivarono al cancello d’ingresso che era ancora sorvegliato dalle stesse due guardie che avevano addormentato entrando. Passarono rapidamente accanto a loro e socchiusero la porta che si rivelò ancora aperta da quando vi erano passati. Come la socchiusero il corridoio fu inondato dalla luce esterna. Il gruppo rimase leggermente abbagliato dal cambio di luminosità, ma il ragazzo li guidò senza esitazione ad attraversare la porta. “Allarme! Fuggitivi!” La luce doveva aver attirato l’attenzione di qualche guardia di passaggio. “Presto, presto” sussurrò il ragazzo, guidando il gruppo dentro le piccole stradine più malfamate e strette di quella città che per quanto piccole erano tante e non sarebbe stato facile trovarli. Brom crollò a terra tornando visibile. Fu subito soccorso da una delle ragazze mentre l’altra annullava l’incanto sugli altri. “Brian” disse il ragazzo parlando alla sua gemma “Conduci da me Elfy”. “Non è sicuro stare qui, dobbiamo continuare a muoverci” disse a fatica Brom. “Sì, ma dove? Se aspettiamo Elfy può guidarci dall’alto” rispose il ragazzo. “E se ci trovano prima?” chiese la ragazza con il rametto in mano. “Combatteremo, non voglio rischiare di incunearmi ancora di più in questa città” concluse il ragazzo. La ragazza annuì e si fece quindi vicina alla sua amica e a Brom sussurrando all’orecchio di quest’ultimo: “Galbatorix si è incontrato con i cattivi di altri quattro mondi e vi hanno fatto scordare il vostro ruolo nella storia con un incanto”. “Altri mondi?” chiese meravigliato l'uomo. “Noi veniamo da un mondo nel quale i vostri cinque mondi sono storie di un libro, e vogliamo rimettere le storie apposto”. Rispose la ragazza. “Ecco Elfy” disse Im dopo aver avvistato il suo amico corvo. “Guidaci fuori di qui” gli disse. Il pennuto nero guidò coscientemente il gruppo in una rete di strade e stradine facendoli anche tornare indietro per evitare uno o due posti di blocco. Elfy li guidò sorprendentemente all’uscita principale della città che era rimasta sguarnita dato l’attacco che Eragon Saphira e Sirio stavano attuando con l’aiuto degli altri animali magici da un’altra parte.



    Bene, spero che vi sia piaciuto.

    Il prossimo pezzo toccherà a Wynn.

    E halloween a tutti!!!

    Edited by Aphrodite81 - 24/11/2015, 17:21
     
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  12. ladygwen
     
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    Buon halloween anche a te e grazie!

    Solamente hai messo delle immagini tanto grandi che per leggere il racconto bisogna spostare la pagina da destra a sinistra in continuazione :K.O.: Un casino...
    Mi tocca copia-incollalo su un documento di testo...beh, pazienza, domani me lo leggerò con calma.
     
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    Quel disegno strano è opera di Spyro, perciò è colpa sua...

    Quello di Halloween non mi sembra poi così grande...

    Aspetto commenti.
     
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    T'ho dato l'altra volta il codice per sistemare la grandezza aphro -.-

    CODICE
    <img src="http://i58.tinypic.com/v7qs75.png" height="450" width="700">


    Comunque non commento dato che avevo già letto sia il pezzo di aprho che il mio (grazie al cavolo il mio l'ho scritto io) non ha senso se me lo autocommento. XD
     
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  15. Kre$$eli@ (~_^)
     
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    Premetto che sullo smartphone si legge bene e che per ora ne ho letto solo una minima parte...
    Fino ad ora l'ho trovato abbastanza avvincente e scorrevole, ma ci sono alcuni errori che vorrei segnalare...
    Concilio di guerra > Consiglio di guerra (wikipedia:In campo militare il consiglio di guerra è una riunione di ufficiali chiamati a decidere collegialmente la linea d'azione da intraprendere, solitamente nell'ambito di una battaglia)

    CITAZIONE
    i tre maschi che ora si alternavano a parlare

    Sarebbe più corretto dire ragazzi... Maschi é sessista e più adatto a definire il sesso degli animali...

    CITAZIONE
    forse stai insinuando che ho un brutto senso dell'orientamento?

    Direi che il senso dell'orientamento si può definire "scarso "...ma brutto (o bello) proprio non si dice.

    Per ora stop, sono arrivata solo fin qui... A presto :-)
     
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364 replies since 21/2/2011, 17:53   3534 views
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